iBeacon, i fari di Apple

cosa sono e come utilizzarli per il business aziendale?

È da qualche mese che si parla con insistenza degli iBeacon, uno standard di Apple potenzialmente applicabile a tutta una serie di campi, dal retail e proximity marketing all’Internet of Things.
La settimana scorsa ne avevamo parlato in relazione alla shopping experience. Per provare a capire di cosa stiamo parlando, è utile dare una definizione di iBeacon. Apple la definisce “una nuova classe di trasmettitori a basso consumo e a basso costo che può notificare a un vicino dispositivo IOS la sua presenza”. Beacon in inglese significa “faro”, ed è proprio questo il punto fondamentale: gli iBeacon sono fari che guidano l’utente IOS in uno spazio delimitato.

La tecnologia dietro gli iBeacon

Al fine di comprendere meglio l’argomento di discussione, diamo un’occhiata alla tecnologia che sta dietro lo standard Apple. Gli iBeacon sono in sostanza degli access point che generano una rete Bluetooth di ultima generazione, la BLE (Bluetooth Low Energy), caratterizzata dal consumo di energia limitato. Il “faro” iBeacon (il Proximity Monitor) può collegarsi con un iPhone (il Proximity Reporter) nelle vicinanze, a patto che abbia attivi la app specifica e, ovviamente, il Bluetooth. A questo punto, l’iBeacon può comunicare con l’utente  a proposito di ciò che gli sta intorno, per esempio dandogli informazioni su un prodotto in vendita. Parliamo di comunicazione unilaterale o, se vogliamo usare un termine derivato dal marketing, di un’azione push.
 

Quali usi per gli iBeacon?

Da un punto di vista socio-antropologico, siamo in un momento storico in cui possiamo azzardare l’idea che accessori, dispositivi e gadget tecnologici siano diventati più di “oggetti di uso comune”, ma quasi estensioni corporee, dato l’uso costante (e smodato) di smartphone e tablet, sempre nelle nostre mani e sotto i nostri occhi: diventa quindi interessante capire, anche alla luce del nostro attuale rapporto con la tecnologia, i possibili usi degli iBeacon.

Sicuramente, gli iBeacon saranno utilizzati ampiamente dal retail marketing: l’esperienza d’acquisto in un punto vendita, che oggi è una pratica messa in discussione dall’ascesa dell’e-commerce, potrà trovare nuova linfa vitale da questa tecnologia, se applicata con criterio, evitando esasperazioni. Altrettanto scontato appare il ruolo degli iBeacon in quello che viene definito Internet of Things: pensiamo a come potrebbero essere utilizzati in un appartamento tecnologicamente avanzato. E perché non immaginare l’uso degli iBeacon in una campagna di storytelling aziendale, oppure di viral marketing? Potenzialmente iBeacon potrebbe avere applicazioni in qualsiasi ambito: per esempio, un articolo recente di Wired Italia parla dell‘uso che ne è stato fatto nei Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza.

 

E i rivali, stanno a guardare?

Non proprio: Samsung ha lanciato “Proximity” durante l’ultima Samsung Developer Conference, con l’intento dicompetere sullo stesso terreno di Apple con iBeacon. La rivalità più calda nell’industria tecnologia potrebbe quindi ben presto arricchirsi di nuovi capitoli.

Fonte: Ninjamarketing